[Prime esperienze]Un rifiuto negato, Racconti Erotici

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» Layne™
CAT_IMG Posted on 18/8/2008, 20:32     +1   -1




Avevo 17 anni, il mio primo appuntamento l'avevo avuto una settimana prima con un ragazzo che non mi era piaciuto, aveva tentato di baciarmi dopo un'ora che lo conoscevo, e per il mio primo bacio non ero pronta. Oltre ad una mossa sbagliata non mi piaceva e gliel'avevo fatto capire via sms non appena ero tornata a casa. Si era incazzato, mi aveva offesa ma per fortuna abitava a 20 km da me e frequentava altri posti. Ero convinta di non rivederlo mai più... e invece.
Il lunedì della settimana dopo mia madre era arrivata a casa annunciando che aveva perso le chiavi di casa, tutto regolare, può succedere, le abbiamo cercate ovunque ma senza risultato. La il sabato seguente i miei partirono per 2 giorni di mare, io invece rimasi a casa, volevo fare due giorni di relax totale. Alle 11 di sera mi ero messa sul lettone dei miei, a leggere, e come al solito mezz'ora dopo mi ero addormentata. Fui svegliata verso l'1 da uno strano rumore proveniente dalla camera di fianco. Subito pensai che fossero i miei, ma poi sbiacai ricordandomi che ero a casa da sola. Presi una statuetta, la prima cosa un po' pesante che mi capitò sottomano, e nell'altra avevo il cellulare, non feci in tempo a scendere dal letto che la porta si aprì, urlai vedendo la sagoma di un uomo alto quasi due metri e robusto, poi lo guardai bene e lo riconobbi... era Roberto. Il ragazzo che avevo lasciato via sms. Lui mi salutò come se niente fosse, io lo squadrai e gli chiesi come aveva fatto ad entrare. Non ero tranquilla. Soprattutto dopo le minacce che mi aveva fatto via telefono e tutti gli insulti. Parlandogli insieme durante "l'appuntamento" avevo capito il suo modo di pensare e aveva un carattere strano. Lui disse che aveva spiegato ai miei cos'era successo e voleva farmi una sorpresa, così si era accordato con loro facendosi dire dov'era la chiave di riserva. Al volo capii, partendo dal fatto che noi non avevamo una chiave di riserva, e ricordandomi le chiavi smarrite pochi giorni prima di mia madre. Decisi di giocare d'astuzia, chiedendogli se gli dispiaceva se telefonavo ai miei per raccontargli il successo del loro piano. Lui si avvicinò al letto e mi disse che voleva parlare, io intanto avevo allontanato il cellulare dalla sua portata e stavo cercando un modo psicologico per liberarmi di lui, tremavo, non sapevo cosa voleva e nessuno poteva aiutarmi. Lui si appoggiò al letto, io intanto ero scivolata all'estremo opposto.
Cominciò a dirmi che non si fa così, non si molla la gente al telefono, l'avevo trattato male, perchè ero una stupida superficiale e poi cominciò ad alzare la voce urlandomi perfino insulti. Quando finì io cominciai a difendermi, cercai un modo per giustificarmi che facesse ricadere la colpa su di me, volevo calmarlo. Gli dissi che non ero pronta, non sapevo cosa fare, mi ero agitata e spaventata. A quelle parole mi chiese di riprovarci. Potevo dire di no? Continuavo a tremare ma lui mi si avvicinò e mi baciò. Il bacio seppur non corrisposto durò a lungo, lui si avvicinava sempre di più, cominciò anche a toccarmi, mi palpò le tette e glielo lasciai fare, arrivò sempre più in basso e io non volevo. Assolutamente. Gli avevo permesso di baciarmi solo perchè avevo paura della sua reazione in caso di rifiuto, ma avevo capito che voleva di più. E io non potevo farmi sverginare da un maniaco che si era intrufolato in casa mia. Cercai di staccarmi, ma lui mi teneva, così cominciai ad urlare, allora si staccò e mi diede un ceffone. Tacqui subito. Tremavo ancora più di prima, avevo cominciato a piangere. Balbettando sottovoce gli dissi che non ero pronta, però lui mi piaceva un sacco e avremmo potuto vederci il giorno dopo. Pensavo così di riuscire a mandarlo via e chiamare aiuto. Ma lui capì, ricordandosi com'era andata la prima volta mi disse che non ci pensava neanche, lui rimaneva lì. Io lo guardai, ormai era finita. Non riuscii più a trattenere la rabbia che avevo dentro e gli urlai che era un pazzo maniaco, un pedofilo, (perchè lui aveva 24 anni e io 17), che avevo chiamato la polizia e sarebbero arrivati a momenti. Lui mi spiazzò. Pensavo che avrebbe cominciato a scappare, a cercare il modo per non farsi beccare, e invece sorrideva, e quel suo sorriso si trasformò in una fragorosa risata. Subito non capii, pensavo fosse pazzo dal tutto, invece poi tirò fuori dalla tasca posteriore il mio cellulare. Il mio cuore si fermò per un secondo, poi ripartì a tutta velocità. Lui cominciò a dire a voce alta mentre trafficava con il mio telefonino "Menù, registro, chiamate effettuate...MAMMA. Ma che carina! Alle 14 di oggi!". Era veramente la fine. Mi rimaneva solo una possibilità: la fuga. La calcolai in 10 secondi, mentre lui era distratto dal mio cellulare, dovevo saltare, correre verso la porta, passare il corridoio, chiudere la porta dietro di me a chiave e poi correre fuori di casa. 3,2,1 via, saltai giù dal letto, arrivai alla porta e poom. Caddi a terra e riuscii a mettere giù le mai per miracolo. Aveva capito le mie intenzioni, mi aveva afferrato per una gamba. Era incazzato. Lo vedevo dalla sua faccia, il sorriso era scomparso, ora voleva solo vendetta. Mi ributtò sul letto di peso, chiuse a chiave la porta, gettò il mio cellulare a terra e ci saltò sopra fino a dividerlo a metà. Poi mi raggiunse sul letto, io intanto mi ero stretta le ginocchia al petto nascondendoci la testa. Ero nelle sue mani. Poteva fare di me ciò che voleva. Si sedette sul letto, stese le gambe verso di me, poi mi prese e mi mise sulle sue gambe con la faccia di fronte a lui. Continuavo a piangere e tremare, stavo male, ero debole e penso sul punto di svenire. Mi costrinse a far passare le gambe sui suoi fianchi, aprendole, in modo di arrivare più vicina a lui con la faccia, sempre stando sopra di lui. Le mie mani erano sempre sui miei occhi. Li tenevano chiusi. Non volevano vedere la faccia del mio molestatore per paura che fosse un sorriso maligno o peggio.In quella posizione se anche eravamo vestiti, sotto la mia figa c'era il suo cazzo, e io lo sentivo duro che premeva sui jeans. Mi tolse a forza le mani dagli occhi e tenendomi stretta per i polsi si avvicinò e ricominciò a baciarmi. Sentivo la sua lingua che si insinuava nella mia bocca, non mi piaceva assolutamente, poi in una mossa mi trovai stesa sul letto a gambe aperte e lui mi era sopra. Cercavo di dimenarmi sempre di più ma lui ormai mi teneva le braccia immobili sopra la testa usando solo la mano sinistra. Mentre mi baciava ardentemente sentii la sua mano destra che scendeva dal mio collo e arrivava alle tette. Ci giocò un po' sopra la maglietta e poi decise di sfilarmela. Con molta fatica, perchè cercavo di liberarmi da quella presa solidissima mi sfilò la maglia e rimasi in pantaloncini e reggiseno, poi le mie mani ritornarono in alto verso la testiera del letto, la mano destra questa volta la sentii trafficare con qualcosa sul pavimento, diedi un'occhiata veloce e vidi uno zaino, estrasse una corda e mi legò i polsi alla testiera, era strettissimo e dopo un po' capii che più cercavo di liberarmi più si stringeva. Ora era sempre sopra di me impedendomi di muovere le gambe, le mani erano libere e ricominciò a frugare nello zaino, estrasse un paio di forbici, di quelle da giardino, con la punta ffilatissima, subito cominciai ad urlare pensando che l'avrebbe usata sulla mia pelle, invece la usò per tagliarmi il reggiseno, fino a toglierlo dal tutto. Vide le mie tette e dopo essersene complimentato con me chiamandomi puttana ci si fiondò. La sua lingua partì dal mento, passò il collo e arrivò ad un capezzolo, lo mordicchiò e lo succhiò un po' mentre l'altro veniva tirato e pizziccato. Alla mia figa non ci era ancora arrivato, magari voleva solo un vm14, lo speravo davvero e intanto pensavo a cosa avrebbe fatto quando avesse "finito". La smise, si tolse la maglia e vidi che non aveva un bel fisico, quel "robusto" che pensavo fosse di corporatura era grasso, infatti io lo setivo molto pesante sopra di me, ma a lui non importava nulla. Si tolse le scarpe e poi tutto il resto. Tenne solo i boxer dai quali intravidi un'erezione. Prima di risalire su di me si tolse anche quelli, ridendo e dicendo "Ahahaha, guarda troietta cosa ti regalo oggi, un chupa chupa". Questa volta si sedette più in su, sulla mia pancia, e io urlai perchè mi soffocava, così si mise sulle ginocchia e il peso si alleggerì il suo cazzo si appoggiò alle mie labbra che tenevo chiuse con tutta la mia forza. Era grosso, non lunghissimo ma grande di diametro, me lo appoggiò alle labbra e poi cominciò a seguire il contorno come quando ci si da il rossetto, intanto spingeva sempre di più per farlo entrare, alla fine si stufò e mi tappò il naso. Durai poco in apnea, se anche di poco dovetti aprire la bocca per respirare e lui colse l'attimo per infilarmelo in bocca. Subito sentii un sapore strano, poi lui cominciò a dirmi di succhiare, ma io non volevo, allora cominciò a spingere sempre più a fondo fino a quando non sentii uno sforzo di vomito, allora mi chiese se doveva continuare o succhiavo. Cominciai a succhiare, ad occhi chiusi mentre lui mi teneva per i capelli e andava avanti e indietro. Godeva. Lo sentivo dai suoi commenti. Continuai così per un po' poi lo tirò fuori dl tutto. Per fortuna. Non volevo che mi venisse in bocca o in faccia. Mi passò il cazzo per tutta la faccia, per le tette e poi si fermò. Si tolse da sopra di me e cominciò a sfilarmi i pantaloncini. mi lasciò in mutande. Mi aprì le gambe a forza e si sistemò seduto sul letto a pochi centimetri dalla mia figa. Ora avevo veramente paura. Con un dito mi sfiorò sopra le mutande, dal basso in alto. Ebbi un fremito e lui disse che ero bagnata, dunque era davvero bravo. Sempre con un dito cominciò a fare dei piccoli cerchi sul clitoride e io sentivo che mi bagnavo sempre di più e un po' mi piaceva. Poi mi sfilò le mutande e mi mise un dito in figa. Sussultai, e subito ne infilò un altro. Disse che avevo la figa troppo stretta per il suo cazzo, così prese un fallo di gomma dallo zaino. Me lo fece vedere ridendo e disse "ora sai dove va questo??! Nella tua fighetta!!". Cominciò ad inserirlo, ma non entrava, faceva malissimo e lui spingeva sempre di più. Alla fine disse che si divertiva di più a sverginarmi lui con il suo cazzo. Si posizionò e tra le mie urla spinse avanti e indietro sempre di più fino a farlo entrare tutto e tra il mio dolore e il suo godimento mi scopò. Non venni e lui tirò fuori il cazzo prima di venire. Si risedette sulla mia pancia e mise il cazzo tra le mie tette, strinse e cominciò a farsi una spagnola. Io tenevo gli occhi chiusi per paura e dopo un po' sentii i suoi gemiti e mi venne in faccia. Pensavo fosse finita, ma lui si era accorto che non ero venuta, allora tornò alla mia figa e cominciò a leccarla, poi salì e arrivato al clitoride cominciò a succhiarlo, fece un succhiotto al mio clitoride, mi fece impazzire e venni tremando di piacere. Poi mi si riavvicinò alla faccia, ma stavolta mi mise il culo in faccia e disse "Lecca". Vidi il suo buco del culo vicinissimo alla mia bocca, ma mi rifiutai. Allora dopo un po' prese le forbici e me le avvicinò alla figa e mi ordinò di nuovo di leccargli il buco del culo. Ero spaventatissima, così lo feci. Faceva schifo ed era pieno di peli e lui intanto si faceva una sega, di scattò si girò mi infilò il cazzo in bocca e venne. Dovetti deglutire.
Lui era soddisfatto. Mi slegò, ma ero shoccata, non riuscivo nemmeno a parlare, mi salutò con una carezza sul viso e un bacio in testa.

Non feci parola con nessuno di quella storia, mi vergognavo troppo, sarei finita sulla bocca di tutti. Rimase il mio piccolo segreto, lui non si fece più sentire e io alla fine tolta la paura mi ero anche divertita
 
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