[Lesbo] Sesso con la professoressa

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K o b r a
CAT_IMG Posted on 17/8/2008, 17:22     +1   -1




Avrebbe desiderato una vacanza. E invece rimaneva ancora un mese, impegnativo, carico, denso di attività e di esami. Sofia insegnava letteratura francese all’università. Una famiglia serena, un compagno di vita, un avvocato spesso fuori città per lavoro, ma affettuoso e presente, e due fanciulli ormai più che adolescenti. Una bella casa in città e una altrettanto gradevole al mare, insomma una vita serenamente vissuta, piena di interessi, pur senza guizzi particolari. E le mancavano un po’ questi guizzi, arrivata a 45 anni. E nelle sue fantasie ogni tanto pensava a come poterseli inventare e, soprattutto, a cosa potersi inventare. Ma poi la vita scorreva da sola e le fantasticherie rimanevano lì, come corollari di giornate più o meno serene, ma più o meno tutte uguali.
Arrivò finalmente la sessione estiva, ultimi giorni di giugno. E molto caldo tutto intorno. Quel caldo che, si voglia o meno, induce i molti a ridurre la consistenza dei propri vestiti per affrontare meglio le nostre città. Abitualmente indossava vestiti leggeri, lino o seta, sbracciati e spesso con le spalline, corti appena sopra il ginocchio, sandali leggeri con un bel tacco che esaltava le gambe slanciate e ben tornite. Quel giorno preferì accompagnare il tutto con un coprispalle, per non sembrare sfacciata, anche perchè il vestito scelto metteva in risalto il seno, con una scollatura profonda, ma non volgare. Era una delle sue fantasie, un tentativo di uscire dalla banalità quotidiana. Le piaceva che le guardassero il seno. Ma il suo pudore e la sua educazione ancora non le permettevano di essere sfacciatamente provocante.
“Che te ne importa?” le dicevano le amiche, ma lei ancora non si sentiva pronta. Eppure sotto sotto sapeva che, se faceva tutto ciò, era perchè voleva ancora sentirsi desiderabile e desiderata. Aveva messo gli occhi su qualche collega e questi a loro volta su di lei, ma era pur sempre una donna sposata, e serenamente. Rinunciava quindi abitualmente a qualsiasi provocazione.
Insomma c’era un misto in lei di rassegnazione e di voluttà che non facevano che mescolarsi, rendendola sempre più inquieta e dotandola di fascino agli occhi degli uomini.
Di tutto questo, come spesso capita, il marito Bruno non si accorse. Tanto è che partì per il mare quella stessa mattina, dopo averle fatto i complimenti per quel vestito delizioso.
“Ti aspetto allora” disse andando via, “tra tre giorni”.
Con un leggero trucco e un velo di profumo, Sofia uscì, sognando le prossime spiagge. E anche sotto sotto una nuova avventura.
Cominciarono gli esami e uno dopo l’altro si susseguirono gli studenti, per fortuna tutti piuttosto bravi. Alle 12 fu il turno della più brava del corso, Alessandra, che passando da Proust a Flaubert, incantò Sofia e la platea. Era una ragazza non più giovanissima, sui 30, con una pronuncia perfetta che usciva da labbra carnose e ben disegnate. Un piacere ascoltarla, un piacere guardarla. Gli occhi di un blu intenso, capelli castano chiari corti e un po’ spettinati, fisicamente quella che si dice una bella ragazza, curata senza essere eccessiva. La platea, soprattutto maschile, testimoniava questa bellezza. Sofia rimase veramente incantata e, mentre la ragazza parlava, si trovò improvvisamente a immaginare le avventure della ragazza. La immaginò su un letto con la gonna sollevata davanti a uno specchio con le gambe spalancate che si masturbava, con una mano si massaggiava una tetta e con l’altra il clitoride. Poi si metteva sul letto a quattro zampe sempre con la gonna sollevata e si guardava allo specchio mentre si accarezzava il buco del culo. Non appena si rese conto di quello che stava pensando Sofia si interruppe subito, le diede trenta e lode e le fece molti complimenti chiedendole di poterla incontrare all’uscita, verso le 6 del pomeriggio per discutere con lei dell’argomento della tesi di laurea. Alessandra accettò e le propose di vedersi in un bar molto carino di fronte all’università. “Ci vediamo verso le 6 allora, disse allontanandosi”. Sofia era ancora un po’ scossa e si vergognava un po’ per i suoi pensieri. “Passeranno”, pensò tra sè, “sarà il caldo”. In una pausa telefonò al marito e si sentì come ricomposta.
Un collega poi, molto piacente e da sempre interessato, la invitò a pranzo e Sofia ebbe così modo di sentirsi lusingata. Non fece che farle complimenti e, sapendo del marito assente, la invitò a cena. Sofia pensò che avrebbe potuto essere una occasione per un guizzo e accettò di buon grado. “Alle 21.30 ti passo a prendere a casa allora”. “Va bene Roberto, alle 21.30”. Gli esami del pomeriggio trascorsero tra mille pensieri e dubbi, ma un pensiero in particolare tornava. L’immagine di Alessandra sul letto la aveva particolarmente scossa e non osava nemmeno confessare a sé stessa di essersi eccitata al pensiero.
Arrivarono le 18 e arrivò il bar e l’appuntamento. Arrivò anche Alessandra con una gonnellina corta mozzafiato, così come le sue gambe, un top di seta e una giacchetta leggera e aderente. “Le piaccio?” disse “è per festeggiare il mio ultimo esame, finalmente! Stasera ho voglia di fare follie!” Sofia era senza parole, di nuovo e prorompente tornò quell’immagine, di nuovo la cacciò via.
“Dai entriamo” disse Sofia“e prima di festeggiare, parliamo della tua tesi. La farai con me, vero?”
“Certo, l’ho deciso oggi, proprio durante l’esame, e sarà un tesi bellissima, se la ricorderà, professoressa! E non può immaginare quanto io possa essere brava!” A queste parole Sofia rispose con un sorriso un po’ forzato. Si sentiva un po’ scoperta, forse la ragazza aveva capito qualcosa, chissà. O forse no.
Già l’idea di aver accettato un invito a cena da un uomo era un guizzo per una come Sofia. L’idea di pensare una donna, per lo più studentessa, non le dava quiete. E più non aveva quiete più si sentiva attratta dal pensiero. Per fortuna la letteratura prese il sopravvento e, una volta sedute, parlarono ininterrottamente per un’oretta di Proust, intervallando la conversazione con sorsi di Campari e brindisi al futuro di Alessandra. Deciso l’argomento e la data della possibile discussione, cominciarono a parlare delle prossime vacanze. Alessandra sarebbe andata in Grecia con un’amica, su un’isola a fare nulla, solo riposo, sole, mare e... tanto sesso, aggiunse sorridendo. Nel raccontare tirò fuori delle foto dalla borsa per mostrare il luogo a Sofia. “Ci sono stata già l’estate scorsa. Un paradiso”. Sofia diede un’occhiata alle foto e finalmente cominciò a capire le intenzioni della studentessa. Erano immagini che ritraevano la ragazza in topless. Aveva due tette da diciottenne, una terza, non di più. Ma sode e erette con due capezzoli perfetti e scuri che risaltavano sugli occhi blu. Un corpo perfettamente disegnato, un tanga minimo, bei fianchi e un culo strepitoso che si vedevano in un foto in cui si piegava a raccogliere le funi di una imbarcazione. Sofia si sentì accaldata e fu costretta a levarsi il coprispalle. “Bene” fece Alessandra, “allora ti sono piaciute”?
“Molto, molto bello il mare in Grecia, vero?”. L’eccitazione di Sofia si manifestò con i capezzoli che duri come chiodi si mostrarono attraverso il vestito e che la ragazza notò. “Anche tu sei molto bella” aggiunse Alessandra, passandosi la lingua sulle labbra “e questa scollatura ti dona molto”. Rossa in volto, Sofia fuggì in bagno per cercare di capire qualcosa, ma capì solo che ormai era fatta e che in mezzo alle gambe era profondamente umida. Quella ragazza le stava dando alla testa, ma non avrebbe dato seguito. No, era una donna sposata e eterosessuale. Punto e basta. Tornò al tavolo perfettamente in ordine. Si erano fatte le sette e mezza e quindi decisero di pagare e andare via. Purtroppo o per fortuna di Sofia la ragazza abitava nella sua stessa zona ed era senza macchina. Sofia quindi le “dovette” dare un passaggio. La ragazza salì in macchina. Si sedette con abilità, facendo salire un po’ la gonna, già cortissima. Parlando del più e del meno, Alessandra cominciò ad accarezzarsi le cosce, lentamente, guardando ogni tanto verso Sofia. Le mani sostarono un attimo sotto la gonna e Sofia se ne accorse e si accorse che fremiti la percorrevano. “Accostati un attimo” disse Alessandra, “ho perso un orecchino”. Intorno non c’era nessuno, solo il crepuscolo e un parco. Alessandra scese, alzò il sedile e si piegò per cercare in terra. Salì quindi sul sedile di dietro sulle ginocchia, piegata, mostrando tutto il suo bel culo. “Ora puoi leccarmi, cara prof., non ti vede nessuno.” Per chi mi hai preso?”, replicò Sofia “io non ho mai fatto queste cose. Anzi fammi andare.” Era completamente allagata, stregata dalla bellezza e dall’intraprendenza di questa ragazza e sapeva bene che non mancava molto a cedere. Si ricordò dell’appuntamento serale e mandò un furtivo sms per posticiparlo. Alessandra si rimise in piedi, uscì dalla macchina e si avvicinò a Sofia senza parlare. Scese all’interno della scollatura dentro il vestito e afferrò con dolcezza un seno e con voluttà ci portò tutta la lingua sopra. Sofia rimase paralizzata, soprattutto quando sentì una mano sotto il vestito tutta intenta a scavare la fica bagnatissima. “Non ce la farai a resistermi e mi dovrai leccare tutta. E sarà bellissimo. Portami a casa tua, troia!” Sofia non osò dire nulla, sentiva una voglia matta di essere posseduta e leccata. Salirono in macchina e senza parlare si diressero a casa di Sofia. Neanche il tempo di chiudere la porta e Alessandra fu sul letto esattamente come la aveva immaginata, quattro zampe davanti allo specchio. “Ora fammi vedere come obbedisci ai miei ordini, professoressa. E comincia a leccarmi il culo, ho studiato tanto, vorrai pur festeggiarmi. Devi solo obbedire, dimmi che sei pronta!” “Sì, non vedo l’ora, dimmi cosa vuoi, insegnami a farti godere!” E così si avvicinò e cominciò a leccare il buco del culo, a inumidirlo. La stanza, piena di specchi, rimandava le loro immagini ovunque. Ancora vestite, ma come due cagne in calore, si dimenavano sospirando. “Adesso attaccati da dietro, sollevati il vestito, e fammi sentire la fica sul culo, afferrami il seno e guarda lo specchio!” Sofia eseguì diligentemente il compito, le piaceva strusciarsi, prendere in mano quelle belle tette, sentire con la fica le rotondità del culo. “Ora devo farti provare una bella leccatina di fica, devo proprio insegnarti tutto. Un bel 69 è quello che ci vuole per farti imparare, perchè tu devi imparare vero, piccola troia?” Sofia stava impazzendo dal piacere, continuava ad annuire e a mugolare, avrebbe fatto qualunque cosa. Si accostò alla fichetta succosa della ragazza, la aprì e la lingua le andò dentro, mentre con un dito curiosò un pochino sul clitoride. La ragazza invece che la sapeva lunga cominciò a leccare voracemente e velocemente, mentre Sofia sussultava. “Lecca ancora Ale, ti prego, mi stai facendo impazzire, nessuno mi ha mai leccato così!" "Che bel culo professoressa! Che ne dici se te lo lecco un pochino?” La lingua della ragazza partì per le profondità del culo alternando dita e lingua e trovandolo stretto stretto. Una piccola candela trovata sul comodino servì a riempire la fica mentre si dedicava al culo. Sofia nel frattempo aveva imparato a leccare, tanto che Alessandra cominciava a sussultare. “Lo sapevo che eri una gran troia, è tutto il corso che lo penso e mi masturbo pensandoti! Perchè non mi metti qualcosa dentro?” Sofia si levò la candela, si alzò un attimo e andò a prendere una bottiglia con il collo lungo. Mise la ragazza seduta contro il muro a gambe larghe, la spogliò e le infilò la bottiglia dentro, insalivandole il collo. Il 69 continuò a lungo poi con candela e bottiglia. Il campanello suonò, ma nessuna delle due se ne accorse. La porta era ancora aperta e Roberto provò a entrare. Sentì dei sospiri e si avvicinò. Che spettacolo! Rimase a guardare senza dire parola, nè le due se ne accorsero per un po’. Il tempo di portarsi la mano sul cazzo e di tirarlo fuori, durissimo e pronto. Si avvicinò con dolcezza e silenziosamente per non disturbare quel magnifico quadretto. “Scusa Sofia, era questo l’appuntamento per cena?” disse mostrandole il cazzo e avvicinandolo alla sua bocca. Mentre lavorava con la bottiglia, Sofia poteva cominciare a leccare anche Roberto partendo piano piano dalle palle e risalendo lungo tutta l’asta. Lo prese in bocca mentre stringeva la candela nella fica e si dimenava sulle due dita nel culo che la brava studentessa continuava a muovere. Roberto capì che doveva fare presto. Mentre Alessandra con la bottiglia in mezzo alle gambe si spostava a leccare le due meravigliose tette di Sofia, Roberto la spalancò e,sollevandole le gambe, la riempì con bei colpi secchi. “Bella professoressa, ti piace essere scopata così? Me lo immaginavo...”, Il tempo di dirlo e Sofia urlò di piacere. Mentre leccava le tette Alessandra godette spingendosi dentro la bottiglia, quasi saltandoci sopra. La vista di questi orgasmi fece esplodere Roberto in fretta, ma già non vedeva l’ora di ricominciare!
 
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